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Antologia de La Mente e il Cuore

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I miei racconti pubblicati su
"Il refolo"

Il Refolo. Rivista letteraria di Alessandro Troisi Il Refolo. Rivista letteraria di Alessandro Troisi
 

 

Chi sono io che mi aggiro

Tra le rovine di queste colonne

Qui nella valle dei templi

In cui l’uomo ha costruito

il suo tabernacolo vivente?


 

Chi sono io che esule vago

In questi campi sterili

Abbandonati all’incuria

Del tempo, tra le macerie

Di sogni, speranze, illusioni?


 

Non sono nessuno, né valore

alcuno ho, per cui conduco

I miei passi lievi, inosservaqui visse!

 

 

Il vaso di Pandora

 

A Pandora donò Giove un vaso:

Non aprirlo mai, pena l’ esistenza!

Le disse mettendola in guardia.

Ma, ahimé, curiosità la vinse.
 

Ora i mali insozzano Gaia

mentre Elpis, imprigionata geme

perché all’uomo negato gli è

il suo  lenitivo conforto.

 

Dicono che abbia riaperto

il vaso Pandora, ma allora, Speme

 perché mi hai abbandonato?

 

 

Lilith

 

Ho stracciato le tende:

ho cucito un sacco

rinchiudendo fantasmi.

 

Lo depongo sul cuscino

accanto a me stasera.

 

Dopo, spenta la luce,

spalanco la finestra

e sorrido a Lilith.
 

Inondata della sua

luce mi addormento.

 

 

Amici d'infanzia

 

Su un'ampia distesa salina
la tela della mia vita
attende  che ne riprenda
in mano la trama.

Strappi rattoppati, bordi
sfilati, cuciture nascoste,
delle bruciature e un piccolo
punto a giorno a fermare
i miei passi, ormai stanchi.

E poi pieghe e sgualciture
che cerco di distendere.

Tra la trama e l'ordito, ritrovo
Voi, compagni miei d'infanzia.
Rivedo i nostri puerili giochi.
Ripercorro le nostre strade.
Risento le nostre voci gaie.

Quanta nostalgia mi invade
mesta in questa quiete serale!

Cari amici miei di ieri, piccole,
limpide, ombre del mio presente,
soave fragranza di spensierata
 
giovinezza: come mi mancate!
 
 
 
Un mondo migliore
 
Voglia di vivere
sull' onda delle emozioni
Voglia di ribaltare
l'usuale e il deja-vu
Voglia di guardare il mondo
a testa in giù...

Desiderio di scoprire
che la legge gravitazionale
è solo un illusione ottica
e che la mela non cada
ma vola risucchiata
dentro il buco dell'ozono.

Che gli uccelli non volteggino in aria.
Che i pesci galleggino fuori dall'acqua.
Che le stelle siano il mio prato,
su cui poggio i miei piedi scalzi,
e non le uniche depositarie
di tutti i miei pensieri segreti.

Che la terra che mi nutre
tenga per se i suoi frutti
ormai incancreniti
e che la via Lattea
sia l'unico cibo che mi sfami.

Voglia di fare le capriole
in un Mondo diverso.

Voglia di vivere in un Mondo migliore.
 
 
 
Punto di rottura
 
  Inciampai in un punto
sui sentieri del karma
 infrangendo i miei sogni.
Non ne individuo il senso:
  con la ragione comprendo .

 

 

Ho un sogno

Tu ne quaesieris, scire nefas
dove vivono i miei sogni.

Forse
tra le pieghe di velluto
del nero mantello della notte.

Forse
negli abissi sconfinati
tra rocce di coralli rossi ,

Forse
sulle innevate e maestose cime,
dove nidificano le aquile,

Forse
dentro un sacro tabernacolo
di un altare sconsacrato.

Forse
nello stagno delle rane,
tra le ninfee ed i pesci rossi:

Forse...

Son certa:
quello non vedrà mai la luce.
 
 
Nelle grinfie della mucoviscidosi
 

Cercavo la vita

ma nel venire al mondo,

 per la pazzia di un gene,

sono precipitato

nella viscida tela

di un infingardo ragno

che, lieto della preda,

continua a tenermi

sotto scacco. Non lo

smuovono a pietà

i rantoli miei né

le parole mie affannose.

Ogni giorno ingaggiamo

la stessa lotta : io che

 reclamo la mia ora d’aria,

lui che sbava la sua

mucoviscidosi:

incatenandomi...

Non mi dò per  vinto

e in questa muta sfida

si consuma la mia vita.

[La fibrosi cistica è una delle tante malattie genetiche di cui la scienza non possiede ancora la chiave di accesso... purtroppo... a Guido con la mia solidarietà]

 

 

Sul finire del giorno
 
Pelle cadente su

rami rinsecchiti.

Ventre flaccido su

Inaridito utero.

Bocca sdentata.

Canuto il capo.

Lo sguardo spento,

la schiena piegata

dal giogo della vita.


Pensiero guizzante:


sul finire del giorno

e ciò che rimane per

affrontare la Morte

prima che il senno

vada scomparendo.


My fears
 
 
Se fossi poeta
 
Se fossi poeta
 
Innalzerei altari di parole
per celebrare le tue lodi.
Inebrierei i tuoi sensi
con incenso d’inchiostro
per stordirti la mente e
confonderti il pensiero.
 
Farei del  tuo corpo la mia chiesa
Con  settenari in rima,
della tua anima il mio tabernacolo
in endecasillabi sciolti.
Poi, con l’ultima goccia d’ inchiostro,
suggellerei le tue labbra con un bacio
 
Se fossi poeta
 
 
 
 
I colori del tramonto
 
 
Ti alzi…

Corri…

Ti siedi…


Ti affanni e ti arrabatti

Imprechi e preghi

Piangi e ridi

Or preda di struggenti emozioni

Or vittima dell’inedia

Ami ed odi…

 Dal vortice risucchiata

vivi la tua giornata


Il sole si alza, raggiunge

lo zenith e tu indossi spessi

e scure lenti  per non

rimanerne abbagliata.


E’ un continuo stringer d’occhi,

  e si diventa ciechi

e non ti avvedi che la vita

ti sta scorrendo accanto

fino al sopraggiunger

della fatidica ora:

quella che precede la sera.


Solo allora fermi il tuo

andare e sosti

a scrutare il cielo.


Quanti colori sfumano

in pochi istanti mentre l’astro

lucente va scomparendo!

Sono i caldi colori autunnali,

quelli soffusi che vanno

dal giallo all’arancio.


Non c’è il rosso,

o meglio, non lo distingui.

Non appartiene al tramonto

quel colore vitale e forte

colmo di passione.


Ancor stai ferma:

incredula,

immobile,

inebetita,

mentre

osservi

l’avanzare 

della

Nera

Notte.
 
 
 
 
 
Tra le pagine
 
 
Su bianche pagine
silente s'adagia
una piccola foglia
stanca d'andare.

Abbandono la penna,
ultima resa alla sottile
inedia che ora m'assale,
osservandola muta.

Sulla sua superficie
ripercorro i sentieri
dei miei giorni vissuti
e di quelli che vivrò.
 
 
 
Sulla strada per Emmaus
 
 
Larve di pensieri
ingombrano la testa di
 un viandante sognatore.

Fardello sulle spalle
procede sul sentiero
sconosciuto della vita.

Raccatta cocci sparsi
su strade polverose
con l'intima speranza
di tramutarli in oro.
 
 
Quando il silenzio fa parlare
 
Così in un fiat sei sparito
Lasciandomi inebetita.

Sfioro con le dita i tasti
di un piano mentre la melodia
vibra dentro il mio cuore.

Volo, su nubi perlacee, verso grigi
orizzonti impalpabili e vacui.
Unico segno tangibile:
il tuo silenzio… Inspiegabile.

Fermo la mano che tenta
di afferrarti in quel vuoto
che tu hai lasciato. Ho deciso:

"Se tu non parli
riempirò il mio cuore del tuo silenzio
e lo sopporterò."*

Firmo la promessa col sangue
che, silente, sgorga dai miei occhi.

[*I versi in corsivo e tra virgolette sono di R. Tagore]
 
 
Ansia
 

Ancora una notte

ad aggirarmi nella quiete

di questa casa addormentata.

Vittima di quel male oscuro

che chiamano Ansia.


 

Ansia che ti coglie all’improvviso

e  che ti impedisce di poggiare

la testa sul cuscino perchè
 

lei ti spranga la porta del sonno.

Narici secche, gola arida


 

non riesci nemmeno a deglutire.

Ti senti soffocare mentre, girovaga,

smarrisci il senso dell’orientamento.
 

Si annebbia la ragione e  piangi come
 

un neonato in fasce. Una domanda,

solo un urlo: Perché?

Mentre le ore passano infruttuose.

 

 

Musica è

 

Musica è:
corpo abbandonato
ad accogliere silenzio
coniugato al suono
che erompe dallo stereo
impregnando le pareti.

Mi circonda…
Mi abbraccia…
Mi accarezza:
Or suadente e morbido,
or vibrante e puro.


A tratti irrompe, fastidioso,
tintinnare di piatti, lì in cucina.
L’irrealtà del sogno che si
incontra/scontra con la realtà
presente e si confonde e si
amalgama, mentre il pensier mio,
volteggiando, si allontana su
una scala in si bemolle…

 

 

Silenzi

 

Come fredde lame
trafiggono il cuore.
Sono scaglie di ghiaccio
su sabbia infuocata.

Sono cirri, d'estate,
presagi di temporale.
Musica senza orchestra
per una voce stonata.

Barriera di vuoto
non infranta dal suono.
Riverbero d’onda
nel ritrarsi del mare.

A piedi scalzi in terra
straniera mi aggiro
in cerca di un senso
che giustifichi la mia
insulsa esistenza.

Di una voce che spezzi
questi freddi silenzi.

 

 

Io sono colui che è

 

Io sono il palpito incontrollato

Il primo vagito del neonato

Il pianto dell’amato abbandonato

L’urlo disumano delle doglie



Il battito ritmico del cuore



Il pulsare del sangue nelle vene

Ed il grondar rugiada dalle foglie

L’urlo smodato della passione

Ed il sapore dell’Eros consumato



L’ inoppugnabile sentenza della Morte



Io sono le mani che implorano

e che concedono clemenza e,

congiunte, si chiudono in preghiera

per invocare un nome.



Io sono l’Amore.
 

 
La fede in se stessi
 
Ci aveva creduto,

sperato, fino alla fine,

sopraggiunta

lasciandogli solo

l’amaro in bocca ed

una cupa sconfitta.

Imprecò contro il suo

Pensiero. Non gli

parve vero potesse

ancor starsene lì

a farsi beffe del suo

stupido candore.
 
lora chi si offre volontario?
Garantiamo lauti guadagni
e poi una bella indennità
governativa. Una buona
rendita che vi assicurerà
una lussuosa vecchiaia
e da mangiare a sbafo
ed a volontà. Iniziate ad
aprire le tasche e, se ce la
fate, portatevi dietro la famiglia
che da mangiare c'è in
abbondanza alla faccia
del popolo cretino
che abbasserà la testa
al prossimo governante.
Tanto, ormai dovremmo
aver capito che, chi si
accinge a governare,
penserà solo al suo profitto.
Ma non c'è nessuno fra
di voi che si presta come
volontario e senza chiedere
ricompensa alcuna?
Solo a lui sarà assegnata
la palma d'oro della Storia.

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